Alberto

Alberto
" Bene vixit qui bene latuit "

martedì 30 luglio 2013

Seme d'anguria



Ritrovare il perenne cuore bambino. Riconoscersi. Ritrovarsi. La recita è finita. Faticosissima. Usurante.  Consapevoli dell'illusione di questo mondo. Della realtà. Abbiamo rovesciato i termini della questione. Pensiamo d'esser vivi e siamo morti. Pensiamo che moriremo e invece morirà solo la morte. Essere gentili con noi stessi e il mondo non è più un esercizio di volontà ma è un impulso che viene dal profondo e significa solo una cosa. Rispetto. Per sé. Per l'altro. Per ogni forma vivente. E ogni cosa vive. Dal sasso alla stella. Perché siamo ogni cosa. Perché saremo ogni cosa.
Metanoia di natura. Consapevolezza. Grazia. Alcuni si avvicinano all'imbocco del sentiero che li porterà verso di essa grazie a un dolore crudo e rovente.  Altri ne saranno colpiti in un attimo nel momento più sereno della loro esistenza. Altri ancora non la percepiranno mai. Almeno a questo giro. La Grazia è questo stato. Pulizia di cuore e cervello. Raggiungere lo stato della perenne sorpresa. Un cocktail in cui shakerare Karl Rossmann e Candido. E' avere un lago quieto nel cuore. Percorrendo la via. La Consapevolezza è come un rattin sarvaegu  per dirla in genovese. Un gattino selvatico. Fulmineo nella sua velocità e imprendibile qualora si volesse afferrarlo e trattenerlo. Solo con estrema pazienza si riesce a conquistarne la fiducia nutrendolo a poco a poco da distante. Allora si avvicinerà. Cauto. Sempre un po' di più. Nel tempo. Poi arriverà alla nostra mano e ci annuserà e in quel momento assisteremo stupefatti ad una riconoscenza. Solo se il nostro cuore saprà parlare con lui deciderà di restare. E resterà per sempre. La Consapevolezza è un rattin sarvaegu.

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