Alberto

Alberto
" Bene vixit qui bene latuit "

Il Viaggio




Genova ti amo di un amore
Che ancora non conosco
Cammino le tue vecchie rughe
Che scivolano al mare ruvide
Secche di sole salino fresco
Letti di antichi avari rivi
Di lacrime e gloria
I caruggi che baciano di pioggia

Genova ti amo di odore
Scaglie fritte di sapore
Ci parliamo poco
A volte con rancore
Poi un buffetto di scirocco
Un'onda che ti coglie di sorpresa
E nel silenzio ci tocchiamo
Questo bimbo severo cuore.

*

Enigma di calcolo e vergogna
Lo stop del sangue al circolo del molo
Tu continua con bughe e con donzelle
Io giaccio col muschio nelle orecchie
Col peso deforme di uno sguardo
Schiacciato dai tuoi baci
Annego ora in questo hotel
Al terzo piano
Senza sapere.

*
Controcorrente
Ubriaco di fatica
Il nervo tendo
A scoccar salti
Non importa il dove
Il quando e il come
Questa febbre coglie
Ritornare
Questo importa
All'orme abbandonate
Al profumo del glicine
Che invade l'anima
Alla castagna che non si mangia
E chissà perché
E' sempre la più bella.

*
Recuperante ostinato
Mi aggiro tra trincee sanguinanti
Dove l'urlo è ormai eco
Raccatto metallo torto
Me ne farò lampada
Gamelle sporche di panico
Baionette ricamate di carne
Rappreso odore di sparo
Servirà anche questo
Nella spelonca scarna
Dove stanco mi umilio
A rincorrere il sonno
Sulla dura panca
Di legno di croce
Spolette inesplose
Mi sveglieranno domattina
Per tornare a scavare
Come talpa innamorata
Di vecchie foto sgualcite
Che grondano sospiri
E vite sorridenti
Dagli orli consumati
Dalle troppe dita
Che ormai non possono
Più sparare.

*
I genovesi
Sanno di sangue spesso
Hanno un ritmo nel cuore
Di sincope d'amore
Lenzuola di corda
A dirupo sul mare
Baciate dal sole
Stese al ferro
Che ruggina amaro
I genovesi di sale
Di mano ruvida
E anima oceano
E nella stiva
Sempre
Un'altra vita viva.

*

Fiati a sezione
Di bronchi traslati
Brillanti bordi
Di secchi cerchi
Pozzanghere
Di piatti patinati
Mani battute
Basso e potente
Il muscolo pompa
Sempre presente
Il rincorrersi di
Corde di strada
Strillanti rissose
Tra tasti e contrasti
Tra bianco e tra nero
E suda di ballo
Di voce essiccata
Di ruvido miele
L'aria viziata.

*
Lampeggia la spia del tempo sovrano
Di tutte le cose sfuggite di mano
Si strappa e si cuce una croce al minuto
Stesi nell'ombra di un vicolo muto
Re di cartone sei tempo buffone
Le lacrime sciolgono ogni illusione
E l'animo lieve di sé si sorprende
Così sorprende un bel dì di settembre

*
La pèsca
Mangiata così
Nuda e cruda
Ferita di spicchi
Di quarti di luna
Mangiata così
Con tutto il vestito
Di velluto aderente
E in mano alla fine
Un bottone soltanto
Ti resta.

*
Ho obbedito
Benedetto spirito
In mutande e sigaretta
Sordo ancora da un orecchio
Con lo stomaco bucato
Ho sentito e ho detto sì
Credo sia la prima volta
Che abbiam parlato
Che ci siam guardati
Ho obbedito
Benedetta forza
Debole di fegato io
Tu con affanno di anni
Dopo lunga corsa
Bella coppia d'assi noi
Di picche e di fiori
Sul piatto c'è il mondo
E cambio tre carte.

*
Si allontana?
O si deposita solo?
Il ricordo!
Si scioglie nel palmo di una mano
Che passa tra i capelli
Scomposti dai troppi errori
E scende a coprire questi occhi
Che non vedano l'ombra
Che guarda da dietro la sera
Timido spirito
Umido del pianto
Della verità che non c'è
Bruciato da risate senza eco
Che mostrano bei denti
Delicato stelo
Di sacro cuore
Cantami da lì
Il tuo folle dolore
Puoi
A me
Che folle lo sono
Senza
Onore.

*
La linea di fuoco
Dei giorni traditi
Puntati i fucili
Attende un segnale
Il silenzio è spettrale

Sparate sparate
E ancora ferite
Venite a me tutti
Salva che sia
L’incerta vita mia

E l’ultimo colpo
Quel che neanche più senti
Che sia di libeccio
E di sale negli occhi
Che fissano sciocchi.

*
Appena si apre il sipario
Su questa bella sera blu
Le maracas dei grilli indolenti
Accompagnano pigre la siesta.
Lo stare.
Sul balcone.
Davanti al mare cartazucchero
Che germoglia tra le chiome
Pettinate di liquida brezza
Dell’elegante pino
In primo piano
Che sta
Col suo bel completo
Verde bottiglia.

*
Contenditi il mio cielo
Come tutto è mio
Nel fondo di questo bicchiere
Riflettiti nell'acqua del mio mare
Dove non si può respirare
Mentre pago il conto.

*
C’è un confine
Che separa
Il profondo dal profondo
Dove il cielo beve il mare
Dove il mare si fa cielo

Sulla tolda dei miei dubbi
Sguainato il trampolino
Vado al salto da qui in alto
Da quest’asse giù nel vuoto
Profondo

Poi mi immergo
E ancora cado
Vado giù di bolle e peso
Come un’ancora ribelle
Che si sceglie il suo
Profondo

C’è un confine
Che collega
Il profondo col profondo
Non sta a noi sapere quale
Basta un tuffo a soldatino.

*
Sul filo del foglio
Semino i miei passi
A valle riposa
Futuro pensiero

*
Coltivo orgasmi
Nel mio orto
Di stress
Ne nutro fantasmi
In lenzuola
Di strass

*
E' ora di tornare
Alla sacra vaghezza
Spezzare la crosta
Del tempo marcito
Dai troppi distinguo
Del vile rifugio
D'estraneo sguardo
E' ora di sterrare
Le false radici
Annegate nel dubbio
Del servile rancore
Di tante oscure ore
Di vita andata a male
Di abdicato pianto
E' ora di tornare
Nel giusto respiro
Con muto stupore
Ardita rincorsa
Dell'unico me
Metallo comune
Di ossa e perché.

*
Io voglio
Sei sgarbato
Io vorrei
Non hai le palle
Volessi
Sei un fallito
Avessi voluto
Sei un pensionato
Vorrò
Senza pensione.

*
Bisogna viverla dentro
La propria vita fragile
Lasciare che arrivi nel dormiveglia
Che dietro il sipario degli occhi
Ci porti di nuovo a sentire
Che il vivo cuore pompa riposo

E i nuovi rumori tornano antichi
All'età del loro
Spalancare i cieli e i mari
Che son sempre quelli e questi
E mai gli stessi
Proporzioni ardite

Bisogna viverla fuori
La propria vita chiamata vita
Dividerla con vite
Convinte d'esser vive
Con doglianze sincere
Con gemello svago

Ospiti tutti
Dell'azzurro brefotrofio
Fratelli e Padri e Madri
Mi siete e vi guardo e imparo
Vivrò con voi insieme
Nel segno del mio  amoroso distacco.

*
Oh cielo cielo
Come ti sei preparato questa notte
Cotonato di blu oltremare
Di boccoli penzoli
A lambire i miei dubbi
Querulo il mare geloso di te
Fa finta di nulla
E fra sé e sé
Ride sotto i sassi.

*
Gesto come pane
Croccante di giunture
Profumato di senso
Gesto da mangiare
Eterno ritratto
Del non so dire
Alfabeto di carne
Caldo di mani
Gesto che mi parli
Col tuo discreto tacere
Amoroso sei
E la forma tua
Onda o spigolo
Spio goloso
Geloso dell'aria
Che ti avvolge
Col suo mantello
Di leuco indaco
Ancora di te
Resta fame.

*

Che bello sapere tutto di te

La tua suoneria è più alta di me

Garrula strilli nel tuo cellulare

Incurante del mio silenzioso tacere

Ancor più bello perché su 'sto bus

E' tutto un tonare di voci sonanti

C'è una che grida più forte lì avanti

Questa di fianco ce l'ha con l'amato

Quello di dietro vuol cambiare avvocato

Chi ha le emorroidi e vuol farlo sapere

Chi mette zizzania tra amiche del cuore

Tutti parlan da soli gesticolando

Urlando nell'aria quel che stanno dicendo

Sazio di tanto umano colore

Credo che

Senza far troppo rumore

Alla prossima scendo.



*


Ho smesso amore
Se mai l'ho indossato
Con quello prestato
Ho vestito il mio cuore
Niente di meglio
Di un abito usato
Mi trovo amio agio
Son più disinvolto
E in qualche tasca
C'è sempre un passato
Un lembo di vita
Di chi non conosco
Che divide con me
Questa stoffa sdrucita.

*

Ti è mai capitato

Passandogli accanto

Sentir gemere un tronco

Spostato dal vento

Ed essere certo

Lusingato

D'essere stato chiamato?

No?

Fa niente è lo stesso

A me è successo



Non posso dire di avere capito

Perfettamente

Il dettato ma

Agli archi dei rami

Ai crescendo di foglie

Al pedale rauco

Di nave di bosco

Presto orecchi

Occhi

Mi sono fermato



Tanta è la cura

Con cui seguo il discorso

Sincero l'impegno

A cercar di tradurre

Quel basso rugoso

Dialetto di legno

Poi lentamente
Riprendo il cammino
Non voglio sembrare
Invadente

Fatti due passi
Mi venisse un colpo
Sento alle spalle
Un ultimo schiocco
"Troppo fermato Troppo ascoltato
Troppo guardato troppo pensato
Dimenticato albero bosco e creato"
D'accordo hai ragione
L'ho meritato
Desublimato.
  

*

Un topo? Un rospo?

Un nemico sicuro!

Ma capisco all'istante

Ancorché da distante

Che tra i tanti

Là in giro

Col terror sulla faccia

Accesa di caccia

A esser davvero

Sull'orlo del nero

In quel chiaro mattino

Davanti alla scuola

Piantonato in giardino

E' solo

Quel piccolo ghiro



Nel cerchio che brucia

D'intorno fumante di voci

Corona di bimbi

Tempestata di strilli

Piantato è nel mezzo

Bel bello

Il bidello

Trattengo il respiro

Lui ha una paletta

Sarò pure un cretino

Ma il cuore ha una stretta

Dio fa che la smetta
Di prendere a calci
Con mira perfetta
Quel piccolo ghiro

Il rito si compie antico
Il gran sacerdote
Di grigio vestito
Con passo solenne
Dagli unanimi sensi seguito
Or muti e dolenti
(arcaica magia
oscura alle menti)
Con ultimo gesto
Io sempre più mesto
Con rara dovizia
Abile è il tiro
E un'ombra di siepe inghiotte
Sacra immondizia
Quel piccolo ghiro

Mi affretto mi affanno
Un sentire mi guida
Mi dice che è folle
Pensar che oramai
Non vi sia più rimedio
Che darlo per morto
Sia questo il suo danno
D'incanto spodesto
Il bidello del ruolo
E nuovo officiante
La calca pietosa
Mi segue e incorona
Avanzo incurante
Solo a una cosa io miro
Quel piccolo ghiro

E' vivo respira
E' vivo non morto
Anche se tutto storto
Appena mi annusa
Vorrebbe fuggire
Agile e ratto
Natura l'ha fatto
Ma va solo in tondo
Allungo una mano
Son certo capisce
Ch'io son buon cristiano
Nel dito profondo m'infila il suo
Dente un urlo un sospiro
Ti voglio già bene
mio piccolo ghiro

Non voglio tediarvi
Perciò vado al sodo
Quel grumo di pelo
Lo prendo lo curo
Lo allevo lo addrizzo
Lo yogurt la vitamina
Una grande gabbiona
Una bella casina
Tanto fieno pulito
Lui alla finestrina
Poi appena mi giro
Affamato si getta su
Noci pinoli mandorle uvetta
E la mela ti spetta
Mio piccolo ghiro

Le bestie di casa
Ti accolgono liete
Pensiero del gatto:
Che strano 'sto ratto!
Il cane ti annusa distratto
E passano i giorni
Che insieme fan mesi
E son fatti di ore
Noi al ritmo del cuore
Viviam di sorrisi
Stupiti e silenti
Non con le bocche
Ridon le menti
Che dici deliro?
Mio piccolo ghiro?

Un mattino sei morto
Tra due acini d'uva
Disteso su un fianco
Della tua breve vita
Così t'ho trovato al ritorno
Il tuo nome in eterno ho chiamato
E il dolore schiaffeggia
Un pensiero in agguato
Un dubbio sfacciato
Se soffro così
Me amandoti ho amato?
A salvarmi da me sei bastato?
Non cerco risposta
La vita è un raggiro
Mio piccolo ghiro.
  

*
Grazie arrivederci
Fidanzate 
Amore 
Amo'
Tesoro

Questa dice
Tutti i giorni
Io lo chiamo
E lo amo lo amo lo amo
Ogni ora ci sentiamo

Ma allora signorina
Com'è che si fa mattina
Dopo canti balli e grappe
Te ne vai col cantautore
Stretti mano nella mano?

Vabbe' sarà per cortesia
Non si dica che ha la puzza
Sotto il naso
Anzitutto educazione
Sì d'accordo però
Attenzione

Mai darla via
Solo
per una canzone.

*
Il gesto del fuoco
Le voci dell'acqua
Il silenzio di un'ora
Il sapore di terra
Voglio per me in questa notte appassita

Il lampo e il suo ghigno
La luna in ciniglia
Il monte e il suo peso
Il mondo rotondo
Vorrei per me in questa notte infinita

*

Vedere

Con il proprio stesso occhio

Sé stessi

Autopsia muta

Della memoria.



*

Tronfio di sterile leggerezza

Nessuno s'accorge della perizia

Nello scendere l'erta petrosa

Offrendo allo sguardo assente

Di una vita distratta

L'equilibrio calcolato

Sul meccano della menzogna

Attento a non rompere lo specchio

Che riflette silenziosa fatica

Di animare il nulla.
  *

Confonde

Il mio tempo

Perché è il mio

Non è il tempo

Né i miei spazi

Poiché sono miei

Sono spazio

Il tempo è sempre

Là dov’è

Io ragiono

E mi strazio

Non vedo
Quel che c’è
Che non c’è
Vado e vengo
Ma non lo sento
Cieco e sordo
Mi cibo
Di cerebro lordo.
  
*
Quiete mi è sconosciuta
Quiete mi è negata
Chiamala quiete d’ora in poi
Questa inquietudine amata
Questa inquietudine offesa
Dall’anima spersa e ingrata
Vezzoso alambicco di pianto
Da lento fuoco scaldato
Sull’ara del falso e del vanto
D’essere nata diversa
Senza avere compreso
Che solo diversa è la strada
Che non ha mai preso
Salita o discesa che sia
Gentile mi sia la follia
Ma anche questo è frollare moine
Nel cavo angusto e sudato
Di cranio d’edera invaso
Come invase ne son le rovine
Ammassate pigre e silenti
Sull’ali di un vano sperare
Che il volo non hanno potuto
Voluto saputo scalare
Quiete è questo coltello
Amico di carne che s’offre
A tagli che paion sorrisi
Con labbra vogliose di baci
Marce di sangue e l’odore
Freddo del ferro
Le tinge di tiepido amore.
  
*
Sasso su sasso
Freddo contratto
Osso per osso
Dolore di carne
Pesa la schiena
Del peso insolente
Del tempo che mente

Di sasso e di vento
E' questo silenzio
Immobile il cielo
Si specchia nel nero
Profondo guanciale
Del mare dormiente
Del mio non far niente.
  
*
Destino riceve
Vendetta preziosa
Di stelle di giada ornato ha il cappello
Per cento risposte
Una sola domanda
Per mille risate
Alla gola un coltello
Stazione di posta per stanchi raggiri
Paglia di piombo raccoglie la eco
Di alibi ebbri
Di cera che cola
Chiudete le porte
Serrate le vene
A chiedere il conto lo spinge la sete
Sino a che sete
Sarà nutrimento
Fin tanto che il conto poi voi pagherete
Svegliate un ricordo
Tornate al principio
Che stelle comete ne passano ancora
Coi nostri bisogni
A formarne la coda.
  
*

E se fosse tutto inutile

Questo attender che sboccino fiori

Se tutto lo sforzo

Ad abbattere e fare

Sia poi soltanto smettere

Di respirare

L'ombra lasciamo per poco

Nel ricordo

Di chi ci ha accarezzato

Strizzo gli occhi

Più forte che posso

E vedo il verde il giallo

Il rosso

Il mondo scompare

E si accende un'insegna

Di neon  e di pioggia

Mi invita ad entrare
Giù all'ultimo piano
Nel fascino arancio
Di un sorso d'amore.

*
Risacca tra i sassi
Color spuma diamante
Gli occhi non alzo 
Al tuo lontano orizzonte
Se vado laggiù
Si allontana di più.

*
Sincero con chi?
Sincero perché?
Sincero con me?
Sincero con te?
Sincero cos'è?
Sincero sarò!
Morirò.

*


Mi piace sapere che posso

Tentar di capire me stesso

Cambiare la vita ogni giorno

Sperar nel suo presto ritorno

Averle concesso il vagare

Concede a me d'aspettare

Ma non come mamma o moglie

Sull'uscio ubriache di doglie

A contare le ore del tempo

Ché il cuore di pene gli riempo 

Come ruvido amico piuttosto

Che ti dice che è tutto a posto

Che ti aspetta sognando fortuna

Come s'aspettano il sole e la luna
Ti guarda e grugnisce qualcosa
Che tradotto vuol dire riposa
E ti lascia da solo a pensare
A che hai fatto a che ancor devi fare.
  

*


Curvo sotto un lo faccio o un non lo faccio

Aspetto che attardi l’ora

Lo farò lo so

Ma fino a quel momento

Voglio credere ancora d’esser io

A dire

Per un si o per un no

A credere d’avere ancora fiato

Per soffiare

E spingere così

Verso il dove io vorrei

Piovesse

L’universo mio.
  
*


Un cucciolo ho pescato

Di bianco delfino

Era acceso di gloria

Era giovane e vecchio

Sospeso alla lenza

A mezzo dell'aria

Mi fissa e sorride

Quel sole lucente

Non so che ne ho fatto

In acqua son sceso

In quel mare disteso

Color della quiete
Di verde d'azzurro d'argento
Più giù mi son spinto
Col mio poco fiato
Il fondo sabbioso
Col petto ho sfiorato
E come sapessi
E avessi scordato
Ho respirato
Non so come è andata
Ho ancora nuotato
Lontano lontano
Il mio scomparire
Tra le dune e le alghe
Scivolar via
Non ero felice
Ero beato.
  

*


Ancora saluti e grazie a voi ancora

  Di nulla davvero gentile signora

Son stata distratta e mi scuso davvero

  Perdinci mi pare giudizio severo

No dico sul serio son sciocca e ottusa

  Non fatevi cruccio è moda diffusa

L'error non m'insegna a drizzar la mia barra

  Senza le corde non suona chitarra

Vedete anche voi or mi date ragione

   Sol buon'umor n'è principio e cagione

Ben fate ridete non merito altro
  Fu stupido il motto passò come astro
A dir cose per caso avezzo non siete
  Chitarra non siete ma corde voi avete
Chitarra non sono questo è palese
  E qui siam d'accordo e senza contese
E certo di corde non tengo provviste
   Ne avete già troppe a rendervi triste
A quali alludete gentile signore
  A quelle che legano il vostro candore
Candore l'ho perso ormai tempo fa
  L'orchestra riprende
Un ultimo ballo?
  Giuro stavolta
Non le monto sul callo
...
In disparte ascoltavo con grande pudore
‘Ste quattro moine tra anima e cuore.
  

*


Diapason dell'anima

La

Tua eco

Sorregge il mio discanto



Ti vorrei bere

Ma

Stolto che sono

Ti berrò.
  
*


Enigma di calcolo e vergogna

Lo stop del sangue al circolo del molo

Tu continua con bughe e con donzelle

Io giaccio col muschio nelle orecchie

Col peso deforme di uno sguardo

Schiacciato dai tuoi baci

Annego ora in questo hotel

Al terzo piano

Senza sapere.
  
*


Detesto il pretesto
In pace qui giace

Umano mendace
Non squilli di tromba
Né cielo né tomba
Vola colomba vola
Alza le piume

Sul vento che cola
Detesto il pretesto
Ma resto.
  
*


Immersione in vertigine verticale

Nervi stolidamente impervi

Attutiscono lo schianto

L'odore del sangue

Nel naso stordito

Da ferroso sapore

Come quando la testa colpisce
Pesante pallone
Pendente e cascante
E non v’è riparo
Al crollo
Del cuoio su cuoio
Del vivo sul muoio.
  

*


Questo fischio negli orecchi

Arrotato dal treno che pazzo

Schianta il ghigno birbante

Di bimbo che freme di vita

Nell’orrido nero di galleria

Che sorda muta e nutrita
Aspetta soltanto un saluto
Un rosso occhiolino
Di un fesso fanale
Appeso in fondo
Ad un arrivederci
Questo fischio negli orecchi.
  

*


Dammi la coscienza del mio limite

Quella vera di vera penitenza

Dire fare baciare lettera

Testamento

Immaginavo
Del resto non fa piega
Lascio quel che non ho
A chi più amo
Quel che ho lo prenda
Qualche altro marrano
Breve la lista come vedi
A distinguer l'un dall'altro
Un batter d'occhio
Impieghi.
  

*


Nuovo carbone

Di cuoio bruciato

Croccante brace

Di velo spellato
Di ribollenti fiumi
Ora ogni cosa
E’ gesso nero
Colato il volto
A tappare ogni foro
Di fil di ferro
L’ultimo gesto
Un cenno rapito
Di fuga
Di arresto.
  

*


Ombrello e sigaretta

Ventosa stanza

Questo pomeriggio
Calcato sulla testa
Poi quattro passi
Io e te
Due a due bagnati
Infine seccati
Ci riportano a casa
Adesso ti asciugo
Amore paziente
Armida mia dolce
Già vedi il panno
E aspetti contenta
Ché
Per abbracciarti ancora
E' questa
Mia solita scusa
  

*
Fluttuo nel non m'importa
Di quando questa carne sarà morta
Saremo alfin tutti nottambuli
Tutti angeli sonnambuli.
*
Non dimenticarle poi queste parole
Questi pensieri che dici e che pensi
Vivendo nel tempo diverso
Che spegne d'incanto la fredda
Luce dell'odio

Umano a ore a giorni
Perdono il mio e l'altro male

Ricordale fanne esercizio
Ripetile quando sei pazzo
Costringi quel poco che sei
A sfruttare la lurida larva
Che s'annida tra un sonno ed un sonno
E donagli cittadinanza
Donagli onore e rispetto
Ché pur col veleno si cura
Per l'un tempo e per l'altro c'è spazio
La rotta la trovi da te
Cedendo maldestro comando
Al capitano più esperto che c'è

Tu.

*
Noi crediam che larga sia la gola
Che l'occhio rotoli nell'agio del suo spazio
Che il cuore che batte dentro il petto
Abbia intorno il giusto vuoto
Per il suo pompar diletto
Siam certi tra vena e vena non v'è contatto
I muscoli han modo di girarsi e rivoltarsi
Nulla preme contro l'ossa autoritarie
Bianche e forti a fondamenta
Di noi bestie straordinarie
Tutto è chiaro tutto è a posto
Il fegato ha un loculo suo proprio
La milza con zona sua privata
Nel settore poi vicino
Ci si svacca l'intestino
Poveri grulli che in fondo noi siamo
Ci sentiam vuoti e siam come ripieni
Non prendiamci per il fondello
Se ci aprono a mezzo
Siam tutto un unico budello.
 
  


 


 
 
 
 








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