"Prendete un metronomo. Mettetelo in azione ad una
qualsiasi velocità. Ora battete gli indici sul tavolo e cercate di tenere il
tempo. Quando sarete precisi e costanti il vostro ritmo si sovrapporrà a quello
del metronomo. Se sarete perfetti non lo sentirete più. Il metronomo. Non sentii
nulla quando premetti il grilletto. Il rinculo della pistola fu come un pugno
in retromarcia. La canna era a un paio di centimetri dalla sua nuca. Solo
odore. Di bruciato. E di pollo andato a male. E sangue. Tanto sangue. Un brandello
di materia spugnosa come gelatina livida si fermò sulla punta della mia scarpa
destra. Nera. Lucida. Il resto del cervello era sparso un po' ovunque. Una
parte pendeva dalla metà di cranio rimasta intera. Dal tronco di un ulivo lì
vicino ne colava un'altra manciata come resina. Il resto era a mollo nella
grande pozza di sangue nero tutto intorno. Sembrava il vomito di un ubriaco.
Vino e spaghetti. Dal centro della pozza un occhio perfettamente rotondo mi
fissava ostinato. Lo schiacciai con la suola. Mi pulii la scarpa sui pantaloni
di quel bastardo. E sull'erba. Risalii in macchina e diedi un passaggio alla
notte. Né io né lei sapevamo dove saremmo andati. Ma nessuno seppe più nulla di
noi. Mai più".
Nessun commento:
Posta un commento