Alberto

Alberto
" Bene vixit qui bene latuit "

domenica 15 dicembre 2013

Seme d'anguria

Svanisci. Dietro una quinta armata di tela grezza pronta per essere dipinta che, bagnata dalla luce di una quarza, per un attimo si trasforma in un sipario opalescente dietro cui si disegna il profilo della tua esitazione. Ti fermi ancora una volta. Non sai che ti vedo. Io so che non torni qui. Infatti, la tua ombra, dopo un profondo sospiro e aver chinato testa e cappellino e ingobbito le grandi spalle, come fai sempre quando sai di non saper scegliere, esce di scena. Papà! Mio amico mancato. Grande artista dei silenzi e dei sogni tenuti in una cartellina che nessuno guarda mai. Potessi raccontarti e farti capire quanto invece amo il tuo fallimento. Vorrei che tornassi a costruire insieme a me quella funivia, ricordi? La maestra di disegno ci disse di disegnare o costruire qualcosa per la festa di Natale della scuola. Prima media. Ci passammo tutto un giorno e una notte con mamma che si preoccupava perché diventava sempre più tardi ma che poi si unì al cantiere e trovò anche le giuste soluzioni per far scorrere le cabine col filo da cucire. Tu costruisti la montagnola con la stazione d'arrivo, i piloni e a valle una verde pianura col parcheggio delle macchinine.C'erano una Wolksvagen familiare verde bottiglia, una Mini Morris rossa, una spider color argento e un camioncino giallo. Le migliori del mio parco macchinine. I fili tiravano su e giù le piccole cabine dentro alle quali avevamo messo dei soldatini. Polistirolo e compensato e carta da pacchi e vinavil e cartoncino. A me desti il compito grande di colorare tutto: il verde dei prati, il grigio parcheggio con le strisce bianche, l'azzurro del fiume che passava lì sotto, gli abeti intagliati e incollati sulla collinetta. Fu un figurone a scuola. Orgoglioso di te, amico mio. Poi qualcosa si è rotto. La vita non ti è stata amica. E a poco a poco e sceso il silenzio.

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