Alberto

Alberto
" Bene vixit qui bene latuit "

martedì 3 settembre 2013

Seme d'anguria

Precipitato da un incubo. Mi sono fracassato il sonno. Da un po’ di tempo non faccio che tagliare teste. In genere le ripongo in buste da discount. Buste bianche. Non troppo chiassose. Per una testa ne uso almeno tre una dentro l’altra poi all’ultima un bel nodo doppio e rimangono come due orecchie di coniglio perfette per infilarci indice e medio quando si dovesse trasportare il fagotto. Non faccio distinzione tra uomo e donna. Taglio senza discriminazioni. Il sangue. Ci sono periodi che penso sempre al sangue. E questo è uno di quelli. Rossa pozione che affascina e terrorizza. Che ti chiama e ti respinge. Autorevole il sangue. Imprendibile. Imprevedibile nei suoi schizzi. Nelle sue voluttuose traiettorie. Nel suo spandersi a volte denso di fiotti sciropposi a volte fluido come il getto di una fontanella. L’odore stordisce i sensi. Può capitare di rimanere paralizzati alla sua vista. Non è normale vedere il sangue fuori dalle vene. Quelle sono il suo posto. Così come non è normale sentire la terra che trema quando c’è un terremoto. La terra è ferma. Per noi è un fatto acquisito. Dimentichiamo spesso che pascoliamo su una palla di pietra con una crosta nemmeno troppo spessa piena di roccia fusa in ebollizione. Quindi quando questa cosa che dovrebbe stare ferma si muove ci butta nel panico. Anche vedere il sangue fuori dalle sue sedi è uno shock. In un modo o nell’altro ci ipnotizza. Il sangue. Quando lo si incontra per la strada una parte di noi gira la testa inorridita per non vedere dovendo vincere la resistenza di una forza uguale e contraria che ci bisbiglia invece di guardarlo e di berlo con gli occhi.

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